La domanda le viene spontanea appena lo vede avanzare nel lungo corridoio tra i casalinghi e le marmellate; lì è pieno di carrelli che vagano a caso e loro si spostano davanti al banco della frutta dove, al momento, resiste un momento di calma relativa

“Da un po’ non pubblicate niente. Allora è vero che avete smesso di monitorare…! ”
Brunero accusa il colpo e cerca di raccogliere le idee.
Eh, cara Norma, di certo non ti sarà sfuggito che, all’inizio, si voleva fare monitoraggio civico e basta, ma, alla fine, c’è toccato per forza denunciare malefatte e “cattivo governo”, prima con De Mossi e poi con la Fabio.
E perché è successo questo? Non è stata una scelta?
Per rispondere bisogna prima concordare su cosa si deve intendere per monitoraggio civico. Una definizione sintetica potrebbe essere questa: il monitoraggio è “la possibilità, per chiunque, di partecipare attivamente alla vita pubblica, di controllare, proporre idee e verificare le decisioni pubbliche, partendo dai dati forniti dalle Amministrazioni” .
D’accordo. E cosa ve lo impedisce?
Ce lo impedisce prima di tutto il fatto che le amministrazioni senesi non pubblicano nei loro portali i dati completi, che spesso non li pubblicano affatto o li mettono a capocchia costringendo l’utente a ricercarli col lanternino e con grande fatica; e poi, cosa gravissima, se ti permetti di richiedere dati non pubblicati ti inventano mille scuse e non ti danno niente, come avvenuto, per esempio, per i dati sulle nomine negli enti e nelle società partecipate, negati con il pretesto della privacy.
Alla faccia la trasparenza di cui riempiono i testi dei loro atti e deliberazioni…
Esatto. Predicano bene e praticano male.
Ma sai cosa dicono di voi? Un giorno parlavo con un amministratore importante, ora eletto consigliere regionale. Sai che mi ha detto? Che siete dei bugiardi e raccontate frottole.
Ecco, vedi? Noi scriviamo e loro non rispondono: così le nostre presunte “bugie” sono tutte nero su bianco e sempre verificabili, ma quel tuo politico non dice quali siano né dove sarebbero. Lui, poi, ne ha dette e ne dice tante…
Prima mi hai indicato una delle cause che limitano la possibilità di praticare il monitoraggio civico e facevi intendere che ci fosse altro…
Si, ci sono anche cause per così dire “interne”. In effetti fare monitoraggio è complesso e impegnativo: si dovrebbe raccogliere dati, cioè indagare su progetti, bilanci e interventi; intervistare gli attori, parlando con chi progetta e realizza; visitare i luoghi per toccare con mano i cantieri e i progetti. Ora tu capisci che, per fare questo, ci vogliono persone, donne e uomini che lo facciano materialmente. Idee in comune contava che l’iniziale gruppo si allargasse e che ci fossero risorse umane per lavorare. Anche il progetto Libenter sul monitoraggio del PNRR non ha trovato folle di collaboratori (anzi Libera, inizialmente promotrice si è poi sfilata) e prosegue grazie al lavoro di alcuni volontari sparsi nello Stivale coordinati da volenterosi e capaci docenti della Università cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Aspetta, a me risulta che, quest’anno, anche all’Università di Siena, gruppi di studenti e studentesse hanno seguito un seminario sul “Monitoraggio Civico” e hanno fatto interviste e visite ai luoghi realizzando report poi pubblicati.
E’ vero. Idee in Comune ha seguito il seminario con propri rappresentanti e gli esiti dei monitoraggi dei gruppi: per fare un esempio, il gruppo che ha lavorato sul Parco di Villa Rubini in via Garibaldi ha accertato che, a distanza di pochi mesi dalla scadenza del PNRR, i lavori, iniziati con l’abbattimento di alberature, non sono poi proseguiti; addirittura dal report del gruppo di lavoro risulta che il Comune di Siena ha rifiutato di rilasciare le interviste richieste!
Secondo quel “Tale sempre più importante”, anche se è tutto scritto e pubblicato, saranno “bugie” anche queste?
Per accertarsene basta andare a vedere. Del resto non pochi progetti del PNRR (cioè un mucchio di soldi regalati dall’Europa per rilanciare lo sviluppo) sono rimasti sulla carta e non si sono fatti interventi concreti. E non solo da parte del Comune, ma anche da parte dell’Azienda Sanitaria Locale, come Case di comunità e Ospedali di comunità. ma su questo tutti stanno zitti perché tutti hanno scheletri nell’armadio.
Dunque il monitoraggio civico servirebbe a prescindere dal colore politico dell’amministrazione ?
Certamente. Infatti si sa che il monitoraggio “sensibilizza la comunità sui temi locali, rafforza i legami sociali e, soprattutto, genera dati preziosi che possono essere riutilizzati da Amministrazioni, giornalisti, ricercatori e altri, per migliorare la qualità degli interventi e influenzare positivamente le politiche future”.
Sarebbe il modo corretto e ideale per rinforzare la democrazia di questo Paese, ora che è messa in discussione. Invece sembra che, in queste condizioni, il monitoraggio sia un libro dei sogni. E, allora, che fare a Siena?
Io, cara Norma, sarei arrivato alla conclusione che, per fare qualcosa, si deve realizzare una pre-condizione essenziale o sine qua non, senza la quale, dunque, i nostri (pur piccoli) sforzi resteranno vani: bisogna cacciare questi soggetti che ci governano da troppo tempo. Ne riparleremo. Intanto una cosa l’abbiamo appurata. A questi il monitoraggio non fa né caldo, né freddo. Ma, se i senesi, come sembra anche dalle elezioni regionali, cominciano a svegliarsi, arriverà la paura e perderanno la testa…
Oddio, qualche segnale è apparso: hanno dipinto le strade di ridicole e pericolose ciclabili, hanno armato la “guardie di città” e spenderanno una milionata per San Silvestro, ma non sono riusciti a convincere il loro ministro alle infrastrutture a fare qualcosa per i piloni di Isola d’Arbia o per la galleria di Radicofani. E pensare che, nel 2023, ci promettevano spudoratamente che, se avessero vinto loro, il governo nazionale ci avrebbe sicuramente favoriti.