A prima vista sembrerebbe un argomento di rilevanza nazionale ed europea che di regola non trattiamo in questo Blog, ma, a guardare bene, ci riguarda direttamente non solo perché l’anticorruzione è il nostro terreno di lavoro specifico (insieme a legalità, trasparenza, partecipazione, monitoraggio), ma anche per il fatto che i seggi disertati non sono altro che una delle facce della scarsa partecipazione alla vita pubblica: tutto il contrario della “democrazia solida e matura” evocata da Bocchino per spiegare l’astensione!
Dunque l’intervista di Mario Portanova (Il Fatto Quotidiano, 12 giugno 2024) al politologo Alberto Vannucci dell’Università di Pisa e dell’Ufficio di Presidenza di Libera, ci offre molti spunti interessati per capire meglio le cause e gli effetti dell’astensione dal voto .
L’analisi di Vannucci, autore insieme a Leonardo Ferrante di ANTICORRUZIONE POP (2017) di cui abbiamo parlato diffusamente in passato e che ha ispirato la nostra Comunità monitorante, riassume così l’analisi del voto europeo, ma anche della situazione attuale
“La questione morale non sposta voti, caso mai spinge sempre più cittadini a disertare le urne. Così a guadagnarci sono i “politici d’affari” (cioè quelli che investono in campagne elettorali faraoniche, che creano reti capillari di consenso basato sullo scambio) , i mister (o lady) preferenze, che in una platea elettorale ristretta acquisiscono sempre più peso”…
Alla domanda cruciale: “i casi giudiziari di Liguria e in Puglia hanno fatto discutere, ma non hanno lasciato il segno nei risultati elettorali, giusto?”, Vannucci rileva che
“Nel voto ai partiti non sono emerse tendenze diverse da quelle nazionali. L’unica tendenza generalizzata è il crescente distacco dei cittadini dalla politica, determinato anche dalla sfiducia nell’integrità morale dei suoi protagonisti … e il tema della lotta alla corruzione e alle mafie è totalmente scomparso dalle campagne elettorali. Lo abbiamo visto alle Politiche del 2022, e in queste Europee è entrato soltanto sull’onda della cronaca, anche se magari declinato sulla “giustizia a orologeria”. Manca totalmente, in modo bipartisan, la volontà di dare priorità a questi temi, che Enrico Berlinguer metteva “al centro della questione italiana”.
A questo punto l’intervistatore chiede se quell’intervista rilasciata a Eugenio Scalfari del 1981 portò voti a Berlinguer e la risposta è lapidaria:
“No. Alle Politiche del 1983 il Pci andò male rispetto ai successi precedenti. Erano gli anni Ottanta, quelli del decisionismo craxiano, e si votò in un momento in cui non c’erano grandi scandali.”
Dunque la questione morale alle urne non paga? Vannucci così sintetizza:
“negli ultimi anni ha provato a farsene una bandiera il Movimento 5 Stelle (nota 1). Su mafia e corruzione, però, la tensione politico-mediatica è occasionale, imprevedibile, legata alle indagini della magistratura. Casi come Mose, Mafia capitale, Expo hanno colpito l’opinione pubblica e spinto i 5 Stelle. Quando però cade l’attenzione, scema anche l’indignazione. E oggi siamo in una fase di assoluto disinteresse.”
Vannucci ricorda poi, a conferma dei livelli di corruzione (nota 2) del Paese, che “quasi 2 milioni di italiani tra i 18 e gli 80 anni, secondo l’ISTAT, si è vista offrire denaro o favori in vista delle elezioni: una dimensione patologica… Quando l’integrità si indebolisce, la componente economica prevale; e il meccanismo si autoalimenta perché, se percepisci che “sono tutti ladri”, o ti astieni e ti disinteressi o entri in quel mercato”.
Intanto Eurobarometro (nota 3) ci dice che per l’86% dei cittadini italiani c’è corruzione nel governo nazionale e in quello locale: “la politica non è la vittima ma parte attiva. Anche a sinistra”; ripetiamolo con forza, anche a sinistra. Citando Italo Calvino, Vannucci ci ricorda che “esiste una pur numerosa categoria di cittadini che subiscono questa realtà, ma non hanno margini per provare a cambiarla”.
Noi ci stiamo provando, da anni, ma non possiamo nascondere che cresce stanchezza e sfiducia: i comitati di partecipazione in ambito sanitario e socio-sanitario, che dovrebbero essere i luoghi di partecipazione reale, vivono chiusi nei loro fortini coltivando gli interessi delle associazioni più che quelli generali; rifiutano di trattare le segnalazioni dei disservizi. In nome della trasparenza chiediamo alla pubblica amministrazione dati e informazioni che ci vengono negati contrapponendo un’ingiustificata riservatezza. Abbiamo perfino provato ad interessare Report e Sigfrido Ranucci, che magari è venuto a Siena a parlare di legalità in ambito istituzionale: chiacchiere che si disperdono in automatico. Anche l’attività antimafia si risolve ormai in una diffusa vetrina tutta cerimoniera ed interna ai “palazzi”.
Se si disertano i seggi per un’incombenza che dura al massimo mezz’ora compresi anda e rianda, c’è da meravigliarsi che si diserti una assai più impegnativa partecipazione? In questi giorni c’ è chi ripete un appello ormai antico: resistere, resistere, resistere. Ebbene sì, noi resistiamo.
Note:
- che, magari l’ha enunciata a livello teorico senza praticarla nei territori, esattamente come tutti gli altri partiti
- quando usiamo il termine “corruzione” ci riferiamo sempre alla maladministration, clientelismo, nepotismo, familismo
- www.europarl.europa.eu
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E una realtà desolante. Il trend dell’astensionismo è in crescita da anni e l’articolo spiega bene i motivi. E si spiegano anche i risultati delle elezioni, dato che tra i votanti, in percentuale, finiscono per prevalere coloro che hanno interessi poco puliti. Come ha detto Nando dalla Chiesa, “andate a votare, perché i mafiosi e i corrotti ci vanno”. Non sarà affatto facile invertire la rotta. Speriamo nei giovani…
Purtroppo è la cruda realtà. Chi si oppone realmente è spesso una persona solitaria, al massimo appoggiata da un gruppo purtroppo piccolo di persone. Importante è non finire mai di sdegnarsi o stupirsi altrimenti anche quei pochi spariranno e chi verrà dopo non avrà esempi..