Posto di fronte all’abitazione del giudice Falcone, all’indomani della strage di Capaci, questo ficus macrophylla divenne immediatamente il simbolo della ribellione contro la mafia e della rinascita del popolo siciliano.
Sotto quest’albero si riunirono e ancora oggi si riuniscono centinaia di cittadini per protestare contro la violenza della mafia e l’inefficacia della politica e delle istituzioni. Sit-in, marce, fiaccolate, catene umane come testimonianza visibile di uno shock emotivo, una rabbia e una voglia di cambiamento.
Oggi l’albero Falcone mantiene il suo valore di monumento civile, luogo di memoria e monito per il futuro. Il suo tronco è continuamente ricoperto di lettere, fotografie, bandiere, lasciati come degli ex-voto laici in segno di affetto e di riconoscenza.
Anche a Siena, l’8 luglio 2021, fu piantato (giardini de La Lizza, davanti al Tribunale penale), in ricordo delle stragi di Capaci e via D’Amelio, un albero d’ulivo, “simbolo di pace, di solidarietà e della nostra terra, capace di ‘ributtare’ anche con delle condizioni avverse e le cui radici sono solide. Le radici solide le deve avere anche la legalità nel nostro territorio, la legalità deve appartenere alla nostra cultura”. Queste le parole di allora di Silvio Franceschelli presidente della Provincia, oggi senatore del territorio.
L’albero, di solito chiamato di Falcone o della legalità, ebbe a Siena un nome bizzarro, che conserva tuttora, autorevolmente “suggerito” dal sindaco di allora Luigi De Mossi, il nome di “Albero della felicità” . Cosa c’entri la felicità non si capì allora ed è ancora da capire. Tanto che, mentre Libera si è sempre rifiutata di chiamarlo in tal modo, risulta, ora che De Mossi non c’è più, che ci sia pressoché generale consenso per denominarlo semmai l’Albero della Legalità.
All’iniziativa del 2021 c’era anche una rappresentanza di studenti del Piccolomini e di giovani contradaioli delle 17 consorelle che fornirono una commovente riflessione sul tema della legalità. I ragazzi ornarono i rami dell’albero con le coccarde delle rispettive contrade. Erano presenti tutte le istituzioni senesi.
Ora, nella ricorrenza dell’’anniversario della strage terroristico-mafiosa che il 19 luglio 1992 alle 16,58 costò la vita di Paolo Borsellino e di quattro agenti della sua scorta, una donna e tre uomini
di fronte all’albero erano presenti, oltre a Libera, l’Arma dei Carabinieri, la Curia, l’Università di Siena (il rettore Di Pietra ha portato una sua personale testimonianza) l’Arci, la CGIL e il Comitato Siena 2 di S. Miniato.
Assenti i parlamentari, assenti le altre istituzioni e assente pure il Comune di Siena che, a detta del sindaco Nicoletta Fabio, intende fare della legalità e della sicurezza la propria bandiera e il proprio convinto impegno, e che, in compenso, sta studiando se aderire o meno alla Carta di Avviso pubblico.
Assente — per la cronaca — anche una rappresentanza di Siena Sostenibile cui è forse sfuggito, che la scelta dell’albero venne dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità che avviò le procedure per la duplicazione e distribuzione dell’Albero di Falcone come progetto di educazione alla legalità ambientale, ossia il progetto nazionale “Un albero per il futuro”, a suo tempo promosso dal Ministero della Transizione Ecologica.
Forse si sono distratti, con tutto quello che hanno da fare per tentare di rimediare i danni provocati … da loro stessi.