Il cambio di stagione ha temporaneamente decimato la Redazione che non è riuscita a star dietro a tutte le novità. Tentiamo un rapido recupero, magari a scapito della completezza, speriamo non della chiarezza.
Etica pubblica e dintorni
Il 12 prossimo il teologo Vito Mancuso ripropone a Siena — per il ciclo “Etica pubblica e condivisa”
- la lectio dal titolo “Etica per giorni difficili” che ha tenuto il 5 scorso a Misano Adriatico allorché lo studioso ha (come leggiamo…)
“provato ad interrogare in profondità alcuni autori che hanno fatto la storia del pensiero contemporaneo e, sfidando il pensiero mainstream per cui è buonista chi si schiera dalla parte del bene, cercherà di abitare (sic) le scansioni etiche del tempo presente provando nell’impresa quasi impossibile di un’etica condivisa”.
A parte il resto, che (anche) a Siena sia (quasi, o del tutto) impossibile costruire un’etica condivisa ce ne siamo accorti da tempo. Diciamo, da decenni. Uno potrebbe dire: vabbè, i teologi sono un po’ così, vedono alto o altissimo e, magari, poco si curano delle cose terrene, comunque imperfette.
E, invece, no: se volete disputare di senso morale individuale e di responsabilità, va bene, ma se toccate l’etica pubblica e, addirittura, condivisa, non potete evitare il vero problema che è quello di uscire dalla sfera teoretica per abbracciare una
… nozione di etica pubblica (complesso di regole, morali e giuridiche) molto concreta che non riguarda la ricerca del consenso dei cittadini con lo specchietto delle allodole della partecipazione, ma, prima di tutto, i comportamenti reali di chi esercita pubbliche funzioni e delle pubbliche amministrazioni chiamate a garantire l’imparzialità delle istituzioni che debbono adottare gli strumenti posti dall’ordinamento giuridico per prevenire il conflitto tra gli interessi privati in gioco e l’interesse pubblico — bene comune — loro compito primario.
E, così, vengono alla mente infiniti casi di comportamenti difformi. L’ultimo, clamoroso, ci pare l’affermazione dell’avv. Concettina Graziadio (nomen omen?) presidente facente funzioni di SIGERICO spa
la quale, riferendosi ai dubbi sollevati da più parti sul concorso a dirigente vinto dal Presidente Tafani, ha dichiarato alla Commissione comunale di Garanzia e controllo di avere
… fatto tutto nel rispetto delle norme vigenti… non abbiamo preso iniziative che non fossero supportate da quanto previsto dalla legge…
Infatti le norme formali dicono che non avrebbero potuto partecipare al concorso il coniuge o i parenti dei componenti del consiglio di amministrazione (esempio, moglie, fratelli, zii.. del presidente Tafani) ma non dicono che non avrebbe potuto partecipare il presidente in persona, che, infatti, in base a consolidati principi di imparzialità, etica pubblica e assenza di conflitti di interesse, ha partecipato ed ha — ovviamente — vinto. Del resto, dopo che il consiglio di amministrazione ha messo nel bando il requisito che il dirigente dovesse avere (rara avis) specifica competenza nella gestione di impianti sportivi (che Tafani ha in abbondanza) sarebbe stato piuttosto improbabile che — alla barba dell’etica pubblica (nemmeno) condivisa — avesse vinto un altro.
Ecco, sabato, per favore, prima che Vito Mancuso esponga la sua lectio, qualcuno gli riassuma il livello senese dell’etica pubblica (e, naturalmente, condivisa) anche con riferimento al rifiuto di aderire alla Carta di Avviso Pubblico, codice etico, appunto, dell’amministratore pubblico.
Città dell’Arbia e Torre dei pomodori
Luca Gentili è urbanista di lunga esperienza, è un viaggiatore, vede il mondo, confronta, pensa. Il 6 ottobre ha scritto su Siena Post un articolo pieno di cose sensate. Ne consigliamo la lettura https://sienapost.it/siena/e‑se-scoprissimo-una-siena-a-misura-duomo/
Quanto alla sua domanda (“la Città dell’Arbia, l’espansione a sud, avrebbe risolto o mitigato alcuni dei problemi attuali della vera Siena?”) non sapremmo francamente rispondere anche se siamo tentati di farlo negativamente. Non siamo invece contenti che non si parli più di Grande Siena e non sappiamo nascondere l’orrore per quella specie di simulacro della Torre del Mangia (che Gentili ha visto negli USA) che non sembra capace di migliorare la nostra immagine nel mondo
e al cui cospetto l’ex IDIT o Torre dei pomodori, che si erge nel panorama orbo della Città dell’Arbia, riesce a proporsi in un bizzarro, recondito splendore.
Grandi mostre e ricciarelli
Scrive Luigi Oliveto a proposito della mostra che aprirà domenica al Metropolitan Museum of Art di New York “Siena; the Rise of Painting, 1300 — 1350 che l’esposizione
… è indubbiamente un’occasione unica per studiosi, cultori, amanti dell’arte. E per Siena un’occasione – in molti lo auspicano – per riposizionarsi tra le mete cui si approda non da turisti, ma da ‘viaggiatori’. Sono stati, infatti, i viaggiatori, con i loro racconti, a fare di questa città un mito, ad alimentarne la ‘leggenda’.
Deciso contributo al consolidamento di un siffatto mito fu dato, a inizio Novecento, da un evento straordinario che oggi le due esposizioni in programma a New York e Londra in qualche modo evocano: la “Mostra dell’Antica Arte Senese”, allestita nell’aprile 1904 all’interno del Palazzo Pubblico di Siena … Fu l’annus mirabilis per l’arte senese e per la città tutta … Siena divenne meta prescelta di visitatori (molti stranieri).
Magari qualche visitatore, viaggiatore e non turista, sarà arrivato anche per merito della mostra dei primi anni 80 “Il Gotico a Siena”, produzione tutta senese, poi trasferita ad Avignone. Magari non sarebbe male ricordare ogni tanto il sogno di Cesare Brandi — che la città condivise — che voleva al Santa Maria della Scala il Museo della civiltà senese.
Intanto siamo lieti di apprendere che, secondo quanto riferisce Radio SienaTV,
L’orrendo canale, la piazza abbandonata e le zanzare (Dengue).
Doveva essere una grande piazza in prossimità di via Giuseppe Partini e viale Mario Bracci con ampi parcheggi, ma è abbandonata, pur recintata malamente, da tanti anni.
Il Comune pretese la costruzione di una sorta di canale per abbellire il marciapiede su viale Bracci, dalla rotonda al distributore, ma chi abita da quelle parti non l’ha mai visto pulito. Pare che sia insorta controversia su chi deve badarci, privati o Comune. Intanto sembra una residenza per zanzare che vi prolificano copiose proprio sotto la residenza per anziani ricchi protetta dal bosco sovrastante. Peraltro non è detto che si tratti di zanzare comuni, quelle buoniste, insomma, ma delle Aedes Aegipty quelle perfide che trasmettono la febbre gialla.
Invero qualche settimana fa il Comune ha fatto una disinfestazione della zona a seguito della segnalazione da Rapolano Terme della malattia contratta da un signore che aveva bazzicato i luoghi. Mentre i virologi preoccupati si sbracciano a lanciare allarmi inascoltati, si sa per certo che la disinfestazione è partita dall’area della Caserma dei Carabinieri verso il Policlinico e non ha toccato né la piazza derelitta né il lurido canale.
Qui si supera la questione del disdoro urbano e si tocca direttamente la salute.