Se osserviamo i risultati delle elezioni regionali nelle cinquanta sezioni del Comune di Siena e facciamo il conto del bottegaio (non facciamo studi sui flussi elettorali, ma ragioniamo da cittadini) vediamo i seguenti dati
- vota per Giani il 51,40% dei senesi, mentre la Ceccardi raccoglie il 40,04 dei voti
- le liste collegate a Giani (comprese la sua) ottengono in totale il 49,10% con una differenza del 2,30%
- questo 49,10% è composto, a sua volta, dal risultato dei partiti (PD e IV) pari al 38,50% e dal residuo 10,60 % che è il voto alle quattro liste civiche collegate
- la Ceccardi ottiene il 37,41% dai partiti e solo il 2,68% dalla lista civica dell’assessora Appolloni
se ne dovrebbe dedurre che
- Giani prende l’ 11,36% in più della Ceccardi, cioè distanzia l’avversaria con n. 2.735 voti assoluti
- Giani ha ottenuto il voto disgiunto da 554 senesi che hanno votato candidati di altre liste (Fattori e M5stelle) pari al 2,30 %, numero, tutto sommato, contenuto ma comunque rilevante
- i voti dei partiti a favore di Giani e di Ceccardi quasi si equivalgono (38,50% contro 37,41%) mentre la differenza la fanno le liste civiche (10,60% contro 2,68%)
e dunque il primo dato conclusivo (che smentisce l’idea che, alle regionali, le liste civiche non conterebbero nulla) è che le liste civiche collegate a Giani sono state — a Siena, ovviamente — assolutamente determinanti per il suo successo.
Si potrebbe obiettare che abbiano “rubato” voti ai partiti, ma, con il discredito che i partiti hanno maturato a Siena, l’ipotesi non regge. Si potrebbe d’altro canto rimarcare che le liste civiche non hanno preso seggi che sono stati “regalati” a Pd e IV: è vero, ma è facile controbattere che, unendo le forze, le medesime liste avrebbero ottenuto anche i seggi corrispondenti.
Il secondo dato conclusivo è che, in poco più di due anni, l’amministrazione di destra di De Mossi è passata dal consenso della maggioranza (risicata) dei voti delle comunali, ad una verifica elettorale disastrosa sulla base dei voti delle regionali. Sappiamo bene che si tratta di consultazioni diverse, ma una differenza di quasi dodici punti percentuali non sono bruscolini.
Quali le cause? Certo ha giocato il fatto che nel 2018 De Mossi ha vinto grazie alla “truffa bella e buona” (Mugnai La Nazione 18.7.20) che cerca di perpetuare insistendo contro ogni evidenza di essere “civico”; certo ha giocato il fatto che ha avuto il consenso di liste civiche strumentalizzate dalla destra partitica e che ora lamentano di avere perso potere prima con Sportelli “sportellato” e poi con Appolloni (svolazzante?) e che si ritrovano alla mercé di Lega e di Fratelli d’Italia, ma la causa prima è che De Mossi governa male (PO, ASP, Consigli di Area, isolamento dal resto del territorio, ripetuti e reiterati conflitti di interesse.…) e si fa governare dal giglio (pardon ricciarello) magico già al servizio delle passate amministrazioni e collegato — a quanto si dice — con interessi affaristici opachi (per usare un eufemismo) che affiorano nelle inchieste giornalistiche come quella del 2019 della Stampa, in quella recente de L’Espresso (L’odore dei rubli) e da quelle, di cui si sente vociferare con sempre maggiore insistenza, di prossima pubblicazione.
Ora dovrebbe essere chiaro che un sindaco che governa male e/o che si fa governare da altri non eletti dal popolo sovrano, che inneggia oggi ai partiti consolidati dalle regionali (insomma sei civico o no?) e che vede i suoi concittadini votare in massa per Giani e non per l’amata Ceccardi, dovrebbe semplicemente prendere carta e penna e dimettersi immediatamente.
In tal modo renderebbe un favore grandissimo a TUTTI, partiti di governo e di opposizione, liste civiche maggioritarie e minoritarie, cittadini e stam-pa, evitando a TUTTI di doverglielo richiedere per tutelare semplicemente doverosi interessi collettivi che, qui di seguito, proviamo ad elencare.
Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sostengono da mesi e mesi che il go-verno Conte si dovrebbe dimettere per consentire lo scioglimento delle ca-mere e indire nuove elezioni perché i sondaggi dicono che il governo non ha più la maggioranza nel Paese; ecco, a Siena, in luogo di sondaggi ora ri-velatisi pure fasulli, ci sono state vere elezioni che hanno dimostrato che De Mossi è oggi lontanissimo dall’avere la maggioranza dei consensi e, pertanto, i partiti di destra farebbero una splendida figura con i cittadini, prendendone atto e coerentemente richiederne le dimissioni.
Partito democratico e Italia Viva che hanno scoperto improvvisamente in questa occasione di avere grande presa nell’elettorato della città, avrebbero tutto l’interesse a smettere di fare il pesce in barile e attendere passivamen-te il 2023 per richiedere solo in tale occasione e dopo che i danni si sono già verificati, magari scendendo in piazza con le Sardine, il voto delle prossime amministrative
Se delle Sardine abbiamo già detto, anche i numerosi partiti di sinistra a‑vrebbero interesse a nuove elezioni, magari per vedere se, dopo decenni di masochismo, riuscissero a mettere insieme qualche coccio per far sentire la loro voce dentro le istituzioni visto che non riescono più a dire niente dal-l’esterno.
Il Movimento 5 Stelle, che tutti davano per defunto, e che invece è riuscito miracolosamente a raccattare, nonostante tutto, 1.206 voti dovrebbe avere interesse a “radicarsi” nel territorio dopo l’incredibile rifiuto di concedere il simbolo di lista per le elezioni comunali del 2018.
La stampa cittadina avrebbe tutto l’interesse a spingere per avere una nuova, seria e responsabile amministrazione per evitare di dover conti-nuare a rinchiudersi in un volontario silenzio per evitare di parlar male del governo locale come questo meriterebbe.
Le liste civiche che sostengono De Mossi e che si lamentano in continua-zione del trattamento che ricevono dal Sindaco, dai partiti alleati e anche dal giglio (pardon ricciarello) magico, avrebbero un interesse grandissimo a farla finita con questa amministrazione che le ha relegate in un ruolo totalmente marginale e subordinato.
L’interesse del civismo che non sostiene De Mossi non ha bisogno di essere esplicitato; esso coinciderebbe con l’interesse dei cittadini e della città intera; l’ipotesi che ha fatto vincere de Mossi, secondo la quale, dopo tanti anni di governo di una parte, l’alternativa rappresenta comunque un valore per la democrazia e per il cambiamento, è stata tentata, è stata praticata e abbondantemente sperimentata: ha dato pessimi frutti, prima si supera e meglio è.
Che dire? Perfetto!!
Ora mi sembra ancora più opportuno, non che si passi dai commenti e dal confronto all’azione, ma che almeno si cominci a pensare a come la comunità dei cittadini possa conquistare quella sovranità popolare che rende illustre l’art. 1 della nostra Costituzione.
A quando una conferenza cittadina?
Conferenza cittadina? Potrebbe essere. Cominciamo però a proporre qualcosa di più preciso: su cosa, con chi, come, dove, quando.
La Redazione