Brunero percorre infuriato il lungo corridoio delle Grondaie e mostra i ritagli del giornale. Norma, premurosa, si avvicina per rabbonirlo. “Che ti prende? dai, lascia stare, vieni con me”. Riluttante lo trascina al banco del pesce. Qui Brunero non conosce nessuno e sembra più calmo. Procedono appaiati coi carrelli davanti, pensierosi, fino alle verdure e alla frutta colorata.
“Sono fuori di testa, te lo dico io, sono fuori di testa, non c’è altra spiegazione….” borbotta. Norma lo guarda preoccupata. “Parlo del partito democratico senese, fanno di tutto per perdere un’altra volta. Forse ci hanno preso gusto.…”
“O chi te l’ha detto? Da cosa lo capisci?”
“Non c’è mica bisogno di tanti discorsi. Nel 2018 non è stato il destino barbaro e rio, come diceva la buonanima, a far perdere Valentini e a far vincere De Mossi. Ma non gli entra nella testa. Ho riguardato il mio piccolo archivio, i conti sono chiari e il discorso è breve. Nel 1993 il PCI a Siena, prese il 37,80% e il 16,84% andò ad Alleanza per Siena. Capisci il dato di partenza? Senza andare a scomodare marzuccate e furbate varie, il centrosinistra aveva più del 50%. La cosa è andata avanti così anche nel 1997 (Partito Democratico della Sinistra al 40,65% insieme al Partito Popolare PPI in città), nel 2001 (Democratici di Sinistra al 41,5% insieme al Partito Popolare), e nel 2006 quando raccolse insieme a La Margherita il 42,4%. Nel 2007 nasce il Partito Democratico il quale, nel 2011 prese a Siena il 38,50% percentuale ancora ragguardevole. Intanto scoppiava tutto il casino possibile e immaginabile, il 6 marzo del 2013 Davide Rossi, a detta della commissione parlamentare d’inchiesta, veniva cortesemente sollecitato a suicidarsi, e dopo due mesi il PD, alle elezioni senesi, raccoglieva il 25,29% mentre il 10% circa andava alla prima lista civica Siena Cambia che poi prese le distanze da Valentini in corso d’opera. Non so se è chiaro. I consensi elettorali dei primi anni ’90 erano letteralmente dimezzati.…. e nel 2018 il PD ha preso il 18% mentre il 9% è andato a In Campo che mostra di non voler essere in alcun modo subordinato né a Valentini, né al PD ”
“Ora voglio proprio vede’ dove vuoi arrivare. Intanto l’hai presa piuttosto alla lontana”.
“E non ho mica finito.… Nel 2000 a Siena città il Partito Democratico della Sinistra aveva 14 sezioni e più di duemila iscritti; oggi il PD ha sempre 14 circoli, ma gli iscritti aventi diritto a votare nei congressi sono diventati 550 e, di questi, solo 370 hanno votato. Se non sbaglio i conti, più del 30% non è andato a votare nonostante che ci fossero in lizza ben quattro candidati che, manco a dirlo, si saranno dati da fare per portarli a votare più possibile.”
“Voti dimezzati, iscritti ridotti ad un quarto, un partito allo stremo.…”
“Proprio così. Del resto il PD non sembra particolarmente attivo da un bel po’. E’ come se si fossero acchetati nel ruolo di oppositori. Avevano sedi, attrezzature e funzionari, ora hanno portato la sede in un garage di Viale Avignone e non si può dire che facciano un’opposizione serrata alla destra. Valentini, poi, va per conto suo e si contenta di avere qualche decina di likes su facebook cui dedica energie crescenti. La perdita di immagine del PD a Siena è terrificante, forse nemmeno proporzionale alle effettive responsabilità; l’astensione è ai massimi livelli. Di certo la gran parte degli antichi elettori ha perso ogni fiducia nel partito specie dopo aver visto che, in più di dieci anni, non hanno fatto nemmeno un briciolo di autocritica.…. Il bello è che, mentre il PD è crollato, i 5 stelle hanno fatto anche di peggio. Non hanno dato il simbolo a quei pochi che resistevano e sono letteralmente spariti dall’orizzonte politico cittadino. E, poi, vedrai, se nel 2018 il 64% ha votato liste civiche un motivo ci sarà pure, o no? è vero che ci sono liste civetta ma, per arrivare al 64%, hai voglia te.…”
“Però Letta ha avuto successo”.
“E qui ti volevo. Sì, Letta ha vinto. ma come ha fatto? Letta lo ha detto chiaro e lo sanno anche i sassi. Lui ha parlato con tutti, gruppi, associazioni, civici, insomma con la società civile e ci ha parlato dopo che aveva imposto al PD locale e ai Cinque stelle di lasciare da parte i simboli di partito. A chi gli chiedeva perché, lui rispondeva che questa era la linea politica del partito di cui aveva assunto la leadership su pressante richiesta: partecipazione, agorà, un nuovo rapporto con la società civile. E’ stato così che ha convinto persone che, altrimenti, non l’avrebbero mai votato ed è stato proprio lui ad aggiungere, non sollecitato, che la stessa formula avrebbe voluto adottare per le elezioni amministrative del 2023 sostenendo, senza simboli e bandierine, un candidato nato dalla società civile. Sembrava insomma, ascoltando Letta, che il PD senese avesse oramai chiaro di raccogliere in città intorno al 15% dei consensi e di non potersi permettersi di fare la voce grossa come una volta “aprendosi” benigno alla società civile che accorre a dare una mano al partito egemone. E sembrava che avesse chiaro il concetto che, attualmente, è il civismo autonomo e non servile ad avere in mano il pallino e a dirigere le danze, un civismo che comprende diverse anime e culture perché si richiama all’unità di azione nel rispetto dei principi costituzionali, perché propone una piccola rivoluzione nel modo di governare con e per i cittadini e perché mette in primo piano la cura dei beni comuni.…
“Bravo, è tanto che si dice, è così che si batte la destra e che si fa rinascere la città liberandola di quei figuri che hanno cogestito il potere reale ai tempi di Mussari ben collegati al PD e che sono ritornati nel giglio magico (pardon) ricciarello magico di De Mossi. So che qualcuno, nel PD lo aveva capito”
Brunero apre un ritaglio di giornale: ” e, invece, no… leggi, leggi… senti cosa dice il Roncucci, quello che è arrivato primo nei congressi senza arrivare al 50%. Anzi, ascolta..” e legge un brano, quasi berciando:
“Ci sarà da parte nostra – dice Roncucci parlando delle comunali del 2023 – un’apertura verso altre forze politiche che si riconoscono nel centrosinistra e dovremo andare anche oltre, guardando alla società civile e seguendo l’approccio utilizzato alle suppletive. Dovremo dare vita ad alleanze riconoscibili .…..
Capisci? Roncucci, che dicono essere lettiano, pensa di essere ancora nel 2011 quando Ceccuzzi “aprì” il tavolo con tutte le forze politiche del centrosinistra “aperto anche” alla società civile — come si diceva da decenni e come oggi ripete Roncucci — e, alla fine, fu chiaro che il sindaco doveva essere lui. Anzi Roncucci fa pure di peggio perché dice, senza pudore, che il PD senese dovrà andare “anche” oltre (i partiti del centrosinistra) “guardando alla società civile”… In concreto, Roncucci vuole allearsi coi Cinque stelle, Articolo uno, Pap (ammesso che ci stiano), magari con Italia Viva (il “campo largo” dicono) e, dopo, semmai, guardare, tutti insieme in salda e santa alleanza, “anche” alla società civile ! Guardare… dice lui. Ma dove guarderà? Così, a caso, per le strade? Roncucci fa finta di non sapere che oggi il civismo autonomo e non servile è vivo, è organizzato ed è attivo e non sarà lo sgabello o la stampella di una alleanza del centrosinistra preorganizzata dal suo partito.”
” Il massimo poi lo raggiunge quando afferma di voler “seguire l’approccio utilizzato per le suppletive”.
“Esatto. Secondo Roncucci, Letta ha ottenuto voti facendo una bella alleanza coi partiti di centrosinistra e, dopo, guardando anche alla società civile le si è strumentalmente “approcciato”. Fenomenale”.
“Allora, secondo te, che dovrebbe fare il PD?”
“E’ molto semplice, non solo il PD, ma tutti i partiti chi più chi meno ne hanno fatte di cotte e di crude e hanno perduto la fiducia dei cittadini che non li votano più o si astengono dal voto e solo i cittadini organizzati possono recuperare il rapporto fiduciario con la comunità aiutando nel lungo termine gli stessi partiti a recuperare la loro funzione costituzionale a servizio del bene e dell’interesse comune. Il PD ha già deposto le sue bandiere e, seppure le ha rispolverate una sera dopo la vittoria di Letta, lo ha potuto fare perché il civismo autonomo, libero e non servile, lo ha scelto al posto del falso civico imprenditore vinicolo. Il PD si scordi di poter essere il traino delle prossime elezioni amministrative.”
“Sarà difficile che ti diano retta: oggi lo stesso giornale dice che proporranno come candidata Susanna Cenni”.
“Appunto, sarebbe questo, secondo Roncucci, il metodo Letta... Susanna Cenni. Ma dai. Con tutto il rispetto, per carità, l’onorevole è nata nel 1963, è entrata nella Federazione giovanile comunista da piccina e subito dipendente della Provincia di Siena è andata presto a fare l’assessore regionale senza avere avuto nemmeno il tempo per laurearsi; in scienze politiche, ovvio. Era deputata del territorio dal 2008 quando si consumava la distruzione della banca, ma non risulta avere aperto bocca, anzi, come deputata a quel momento, era certamente uno dei tramiti istituzionali tra Siena e il PD nazionale quando si decidevano le sorti del Monte. Ecco perché ti dicevo che fanno di tutto per perdere un’altra volta.
Concordo con Brunero.
Continuando su questa via dell’arroganza e dell’ autosufficienza, ci sono buone probabilità che anche dopo il 2023 si troveranno all’opposizione, ma è un problema loro.
Non hanno ancora capito che è molto più probabile che sia la società civile a poter fare a meno del PD che viceversa.
Il discorso non fa una piega e mi dispiace perché la Cenni è una brava persona però il PD non può imporre nessuno… La vedo bigia
L’analisi potrebbe essere anche condivisibile in quanto tale. E’ sulle conclusioni e sull’approccio che dissento anche da Voi di Idee in comune, perchè anche voi, come quasi tutti, vi accodate alla tendenza, nefasta, di dettare pregiudiziali. Come se in questa città vi fossero chissà quali forze organizzate e nascoste. Il PD continua a sbagliare, ma tutti gli altri non fanno meglio. Il PD non ne esce per il semplice fatto che ha accuratamente e ripetutamente evitato la propria traversata nel deserto per gli anni della crisi della Banca e del sistema di potere, del famoso groviglio. Non perché dovesse assumersene tutte le responsabilità! E’ noto che solo in parte, quelli siano attribuibili al PD!!! Ma non aver chiarito nè in casa sua nè pubblicamente quei passaggi, quella fase, ha generato una specie di male incurabile che lo sta divorando dentro. Prova ne è la cronaca che avete fatto anche voi qui sulle recenti vicende congressuali. Detto questo tuttavia non è che intorno al PD vi siano chissà quali forze e quali fulmini di chiarezza politica e progettualità programmatica! Ci sono, invece, tanti narcisi, tanti professori bacchettoni pronti a sanzionare i più vicini e affini, per poter mettere la loro bandierina su quello che ad oggi appare un nulla. Depositiamo le armi, depositate tutti le armi. Chiudiamo questa stagione con la fine del 2021 e apriamone una nuova con l’inizio di quello nuovo. Nessuno è in condizione di dettare la linea, di porre condizioni. Sarebbe utile uscire da ogni esposizione pubblica di un dibattito teso a seminare divisione, velleità e distruzione. Sarebbe ora che tutte le persone e le forze che intendano dare un contributo alla rinascita della città cominciassero ad incontrarsi tutte insieme per vedere se sull’analisi della situazione e sulle cose da fare per il futuro possa nascere un progetto e una squadra di persone (una squadra!!!! e non il solito uomo solo al comando per quanto dotto, illuminato e magari anche lungimirante) per dare alla Città un futuro all’altezza perlomeno della propria storia e delle proprie vocazioni. La città sta invecchiando e ripiegando su sè stessa. Servirà una nuova leva di giovani in grado di elaborare una una visione e trasformarla in realtà, per dare speranza e futuro a chi vorrà vivere qui potendo lavorare per una realtà che punta alla prosperità colturale, sociale, ed economica. Per una città aperte e più giovane, su un luogo buono dove vivere e crescere i propri figli. Ecco c’è da aprire un cantiere per fare questo e serviranno tante forze e tanta passione disinteressata. Bisogna riuscire a trovare ovunque del buono da mobilitare. E’ necessario cercare le direttrici e i valori di fondo capaci di originare una visione. Sarà importante aggregare intorno a valori, progetti e discriminanti tutto il buono e che c’è. C’è un gran lavoro da fare. Ma il primo passo e riunire, riunirci tutti cominciare a parlarci e ad ascoltarci guardandoci negli occhi. Portare tutti qualcosa di positivo. Unire le forze, non esaltare le debolezze.
Sicuramente le colpe del passato sono da ripartire in modo proporzionale tra molti.
Detto questo, non mi sembra che Idee in Comune abbia “intenzioni divisive”, anzi.
Direi piuttosto che è giustamente poco incline a “seguire pedissequamente” chi si illude di essere un gradino al di sopra degli altri.
C’è un decalogo pubblico da cui poter iniziare un dialogo con chiunque sia interessato ad una discussione Inter pares, ma senza “primus” e “minus”.
Grazie a Roberto Beligni per le sue osservazioni e grazie per avere ricordato ancora a Norma e a Brunero, di età piuttosto avanzata, quello che hanno chiarissimo da quarant’anni e che, da allora, li assilla: mancano i giovani, ci vorrebbero i giovani, troviamo i giovani; Norma e Brunero cercano con fatica di supplire alla carenza, che confidano momentanea, di figli e nipoti.
Al contrario Norma e Brunero fanno sapere di non condividere l’idea di rimettersi nelle mani, senza condizioni, dei partiti attuali, non solo per le catastrofi sociali ed economiche che hanno prodotto, ma per la loro consolidata tendenza all’obbedienza al capo, all’opacità, all’assenza di democrazia interna, alla frantumazione in piccole costellazioni, all’abitudine a dividersi per la mera gestione del potere e ad aggregarsi per logge, famiglie e parrocchie nei ricorrenti “grovigli armoniosi”.
Norma e Brunero non perdonano ai partiti di avere deluso i cittadini, di averli spinti all’astensione e pensano che i cittadini debbano organizzarsi per partecipare attivamente e non delegare bisogni e diritti.
La Redazione (incaricata da Norma e Brunero)
Norma e Brunero, cittadini autonomi, interessati a comprendere fatti e dinamiche senesi e crearsi una propria libera opinione… un esempio da seguire!
La loro proposta è tanto di buon senso quanto, finalmente, rivoluzionaria.
Non ne possiamo più di tutti coloro che vogliono venderci i loro bei programmi precostituiti in cambio del nostro voto; non ne possiamo più di tutti coloro che pensano di saperne di più e di essere un gradino (anche due o tre!) sopra agli altri; non ne possiamo più di tutti questi “IO” straripanti che anelano a platee adoranti , ma che non sono stati in grado di portare alcun risultato utile alla nostra città.
Abbiamo bisogno di un nuovo metodo di governo, di forte rottura rispetto agli ultimi decenni.
Come non essere d’accordo, ancora, con Norma e Brunero?!
“il civismo autonomo e non servile.…. un civismo che comprende diverse anime e culture perché si richiama all’unità di azione nel rispetto dei principi costituzionali, perché propone una piccola rivoluzione nel modo di governare con e per i cittadini e perché mette in primo piano la cura dei beni comuni.…”
Ottima analisi, concordo anche con ciò che dice Beligni devo però dire come nativo di Siena, anche se fortunatamente ho vissuto la maggior parte della mia vita fuori Siena, che creare una “Squadra di Persone” che possa governare e dare un nuovo futuro alla Città, conoscendo i Senesi la vedo molto difficile. Magari !!! Qui ognuno tira l’acqua al suo mulino, il Senese non sa neppure il significato della parola “Associazionismo”, non sono distruttivo ma tocco questo giornalmente. Noi Senesi guardiamo l’erba del vicino e ci incazziamo se è migliore della nostra ma non facciamo niente per farla crescere meglio. Allora non c’è soluzione ? Si esiste e spero che venga fuori con il tempo. Noi di Idee in Comune abbiamo ormai da anni delineato un percorso, con il tempo l’abbiamo corretto ed aggiornato e intanto cerchiamo di far capire agli altri cosa vuol dire un nuovo metodo di governo non servile e nel frattempo stiamo a guardare e cerchiamo alleati nelle Liste che si avvicinano maggiormente al nostro pensiero.
In tutta questa lunga e dotta discussione mai appare, neanche per sbaglio, il termine DEMOCRAZIA. Ci siamo ormai dimenticati – se pure mai lo abbiamo capito – che non la qualità dei capi o della classe dirigente, ma i livelli di democrazia adottati da una comunità, quale essa sia, determinano direttamente non solo i livelli degli aspetti etici (libertà, indipendenza, partecipazione, giustizia ecc.), ma anche e soprattutto i livelli del benessere, della ricchezza e della prosperità diffusa della comunità stessa. Eppure senza molto sforzo basta un’occhiata anche superficiale alla geopolitica attuale per rendersene conto.
Non mi importa se mi ripeto in continuazione, ma sono stufo di sentir sempre parlare della volontà e delle capacità dei singoli o dei portatori di potere, dell’associazionismo e dei suoi capi (solitamente indicati come “leader” senza alcuna sensibilità circa il fatto che quel termine è la traduzione letterale dall’inglese di Duce e Führer). E mai, ma proprio mai, sento parlare della VOLONTA’ POPOLARE, senza la quale non esiste democrazia, non c’è rispetto dei principi etici e senza la quale, ovviamente, non c’è neanche prosperità e ricchezza diffusa. Nessuno, neanche in questa discussione, si è provato a denunciare il fatto che in Italia la democrazia concessa al popolo, allo stato attuale, consiste in soli due o tre minuti ogni 5 anni, giusto il tempo di entrare in una cabina elettorale, tracciare un paio di croci su una scheda di nominati dei partiti (anzi: dei capi di partito) e quindi infilare la scheda in una o due urne. Cinque minuti di democrazia ogni 5 anni non vi sembrano un po’ pochini? Dopo 75 anni di repubblica il popolo l’ha finalmente capito e allora non va neanche a votare.
Sono stato in Consiglio comunale per 5 anni, durante la consiliatura Valentini, facendo parte della commissione Statuto comunale. Abbiamo lavorato abbastanza concordemente, anzi molto concordemente, alla revisione del regolamento per il referendum popolare. Vado a naso, ma mi pare che a Siena un referendum comunale non sia mai stato fatto. Speravamo di avere trovato un varco attraverso il quale si sarebbe realizzato un ampliamento della VOLONTA’ POPOLARE (tema centrale: la cancellazione del quorum dall’iter referendario). Quasi alla fine della consiliatura presentammo in Consiglio comunale il nostro compitino per la discussione e la votazione. Risultato: 5 anni di lavoro sul referendum comunale impietosamente cancellati dal voto del Pd e non solo.
Se si dovesse aprire una discussione su questo argomento, aderirei volentieri.
Mauro Aurigi
Per l’ennesima volta Mauro Aurigi, pur apprezzando il contenuto di alcuni articoli, lamenta che non ricorre MAI il termine “democrazia”. A parte che, guardando bene nei 280 articoli, la parolina (o i suoi derivati) risulta presente, non solo Norma e Brunero, ma anche la Redazione, sono arciconvinti di non avere bisogno di rievocarla ogni volta perché questo Blog, ispirato al monitoraggio di comunità, è già di per sé, fino dall’inizio, ESERCIZIO CONCRETO di democrazia.
La Redazione
É difficile confrontarsi con chi si nasconde dietro pseudonimi, ma pazienza. Intervengo solo per sottolineare che continuare a pontificare con lo sguardo rivolto al passato non servirà a ricostruire una seria e sana politica di governo di questa città. Parlo di politica e non di civismo, perché di questa c’è vero bisogno a mio parere. Credo come sostiene Beligni che occorra un confronto diretto tra tutte le forze politiche che non si riconoscono nell’attuale amministrazione (tutte, civiche comprese, che sono forze politiche a tutti gli effetti) e una condivisione di un percorso di progettazione di una visione di città al passo coi tempi. Il rinnovamento si avrà soltanto con un percorso partecipato, non imposto dall’alto ( che si tratti di partiti o movimenti che pensano di avere la verità in tasca). Partecipazione è la parola da seguire, non imposizione.
Spiacenti, nessuno si nasconde. Nel Blog ci sono i nomi delle persone che costituiscono Idee in Comune e c’è una Redazione. Si capisce questo?
Nel merito si concorda: la parola è partecipazione. Finora i partiti l’hanno accuratamente evitata o l’hanno strumentalizzata. Invece hanno praticato, eccome, l’imposizione, il civismo no.
La Redazione.
In effetti l’equivoco sta proprio in queste parole che esprimono l’auspicio di un ampio confronto tra tutti coloro che non si riconoscono nell’attuale amministrazione:
“un confronto diretto tra tutte le forze politiche che non si riconoscono nell’attuale amministrazione (tutte, civiche comprese, che sono forze politiche a tutti gli effetti) e una condivisione di un percorso di progettazione di una visione di città al passo coi tempi”.
La nostra città per tentare di avviare un cammino di rinascita, coltivando al contempo la propria identità e i propri valori di riferimento, ha bisogno come l’aria di lasciare i partiti, tutti, alle prode. Almeno per il prossimo giro di valzer, sperando che siano in grado di rigenerarsi per guardare al futuro con una maggiore tranquillità democratica.
Ha bisogno di rivoluzionare il metodo di governo, quello dei pochi uomini soli al comando insofferenti a controllo e partecipazione, ma dediti agli intrecci e agli interessi di parte. Quel metodo che ha prodotto i disastri vissuti dalla città negli ultimi 20 anni.
Ha bisogno,quindi, che il confronto ampio e trasparente si sviluppi solamente tra tutte quelle forze civiche sane, autonome e non servili,che chiaramente fanno politica e che non si riconoscono nell’opaco e autoreferenziale metodo di governo messo in atto almeno negli ultimi 20 anni.
Non ci possiamo confondere.
Solo da un nuovo metodo di governo, senza partiti, può nascere un percorso partecipato che porti a condividere una nuova visione di città, partendo dal nostro passato migliore per rinnovarlo verso un futuro comune e identitario.
La memoria è un bisogno prezioso, da coltivare, senza la quale il rischio di andare fuori strada è troppo elevato e la correlata visione del futuro inevitabilmente fragile.