Riconosciamolo una buona volta. Da quando, trent’anni fa, è entrata in vigore la legge per l’elezione diretta del sindaco, abbiamo avuto solo sindaci-padroni.
Oggi Piccini svolge un’attività di seria, informata, incisiva opposizione; come tale è una grande risorsa per la città e gode giustamente di una recuperata credibilità, ma nessuno può dimenticare che è stato il primo vero “nuovo podestà”: guai a criticarlo, guai a contraddirlo, guai a suggerirgli qualcosa, era talmente (quasi fisicamente) compenetrato nel ruolo da finire per “umanizzare” l’istituzione Comune e “disumanizzare” se stesso. Oggi lo possiamo dire con misurata certezza: Piccini è e potrà essere utilissimo alla comunità senese (e, crediamo, anche a se medesimo) in qualsiasi veste e in qualsivoglia incarico, purché non gli facciate fare il sindaco. Per il bene della città e anche per il suo bene personale.
Cenni, personaggio minore, imparò subito da Piccini come si dovesse “portare il cappello” e, certo con minore grinta e determinazione, ne ricalcò, per dieci anni, le orme. Anche lui mostrava di disprezzare il popolo, vale a dire i suoi stessi concittadini, trattati non come risorsa partecipativa, ma come gente da governare dal Palazzo. Mentre Piccini aveva tentato di affrancarsi dalla stretta del suo partito (che definì poi “balena bianca”) pagando (solo sul piano politico s’intende) coll’esilio dorato parigino, Cenni restò così attaccato al partito (e agli ordini diretti del segretario Ceccuzzi) da non capire nemmeno quel che stava succedendo (nella più benevola delle ipotesi), diventando in tal modo complice (politico) delle nefandezze (sempre politiche) di Mussari, Mancini & Co.
E si arrivò, non senza diffuse perplessità e manifeste preoccupazioni, al terzo nuovo “podestà”, a quel Ceccuzzi che dal partito aveva tutto e sempre orchestrato e che si apprestava a prendersi il potere cittadino utilizzando tutta la “rete partitica” corroborata dai soliti poteri, massonico innanzitutto, ma anche curiale, familistico, parrocchiale.… che si era da tempo insediata come granitico “groviglio armonioso”. A parte gli attacchi di Raffaele Ascheri, oggi “uomo delle istituzioni” e di pochi altri, solo l’incidente esterno di percorso del pastificio Amato poté salvare Siena dallo strapotere partitico che Ceccuzzi meravigliosamente impersonava.
La misura era colma, la sfiducia nei partiti cresceva a dismisura e, per la prima volta, aleggiò la ventata dei “cittadini attivi” che si facevano protagonisti, che formulavano programmi, che si mettevano in testa di controllare il governo locale. Fu così che, col primo supporto di massa dei cittadini di Siena Cambia (l’unico precedente “storico” era stato quello di Alleanza per Siena del 1993 in cui confluirono partiti minori e molti cittadini comuni) arrivò, prestato dal sistema dei partiti, ma col vessillo del cambiamento, dell’autonomia, della partecipazione, un sindaco di un Comune vicino, gioviale, promettente e senesissimo: Bruno Valentini.
Sul quinquennio 2013- 2018 ci sarebbe molto da dire e da scrivere compresa la pessima compagine consiliare di Siena Cambia: qui ci basta riprendere il dato comune: anche Valentini, nonostante la sua pregressa esperienza di amministratore e il suo carattere almeno apparentemente docile, aveva subìto la consueta metamorfosi (personale e politica insieme) mutandosi — novello dottor Jekill — nel quarto, inesorabile, nuovo potestà.
Delle gesta del falsamente “civico” Luigi De Mossi è colmo questo Blog che ne ha denunciato le orribili gesta fino a chiederne ripetutamente le dimissioni. Chiunque lo conosca o lo abbia solo sfiorato e visto all’opera sa benissimo cosa sia diventato il valente avvocato penalista; per lui, del resto, la definizione di quinto e ultimo podestà calza del tutto a pennello essendo egli sorretto solo e soltanto dai partiti di destra che hanno sempre apprezzato e sostenuto questo modo di governare: da un lato il capo e, dall’altro, la massa dei sudditi servi e obbedienti (ha perso Sena Civitas, ha crepe in Voltare pagina, resiste solo l’incommensurabile Marzucchi per il quale vale un unico saldissimo credo, quello delle poltrone e degli accordi di potere che le garantiscono).
La carrellata è compiuta: buoni o meno buoni che siano stati in partenza (sempre politicamente parlando) tutti si fanno padroni assoluti e tutti perdono la testa, tutti cominciano a pensare di essere molto più in gamba di quanto si stimassero essi stessi perché (quasi) tutti li ossequiano e li vezzeggiano, si circondano dei soliti “gigli (pardon ricciarelli) magici”, in pubblico fanno spesso pessime figure ma, nel delirio (politico) di onnipotenza in cui galleggiano, nemmeno se ne accorgono.
Basta, dunque, coi sindaci-padroni, non ne possiamo più !
Cosa fare, dunque? Idee in comune, Comunità monitorante, accoglierà ogni suggerimento, valuterà ogni proposta; a noi, per il momento sono venuti in mente questi possibili rimedi:
A) i partiti hanno prodotto pessimi candidati, anche se li hanno maldestramente mascherati da civici: ora serve un civismo autonomo, non servile, al servizio del bene comune e nello scenario del contesto dei principi costituzionali;
B) tutti i passati podestà (e quello attuale) sono maschi che il potere assoluto ha reso arroganti, autoritari e padronali; già abbiamo sentore di qualche decina di maschi che si stanno preparando a fare il prossimo sindaco e a diventare il sesto podestà; ora basta, Idee in comune, Comunità monitorante (lo andiamo scrivendo da tempo) avrà come obiettivo prioritario quello di avere la prima sindaca senese (che sarebbe poi la prima in assoluto dalla nascita del nostro antico e libero Comune);
C) basterà che sia una donna? no di certo. Il genere femminile è solo una precondizione imprescindibile; dopodiché dovrà essere una persona né giovane né anziana, con sufficiente esperienza di vita e conoscenze/competenze nel campo della pubblica amministrazione, espressione del territorio, amante e devota alla città, conoscitrice dei pregi e dei limiti nostri, proiettata al futuro e, soprattutto e già predisposta e prontissima a cedere parte dei suoi immensi poteri di sindaca a favore dei cittadini e della loro partecipazione attiva, critica, monitorante.
Quali poteri deve cedere la prima donna sindaca senese?
Il 24 marzo scorso, su questo Blog (vedi) abbiamo lanciato la proposta di adozione di un Metodo di governo partecipato in 10 punti (collegio dei garanti, regolamento per le nomine, norme per l’affidamento delle consulenze esterne, istituzione dell’assessorato alla partecipazione e alla trasparenza, bilancio partecipato, Open data, agenda pubblica degli incontri coi portatori di interesse — si sottolinea portatori di interessi e non qualsiasi incontro - adesione ad Avviso Pubblico, percorso partecipativo per il piano anticorruzione, regolamento delle nuove Assemblee dei cittadini — vedasi Comune di Susa- centro comunale di formazione permanente parauniversitaria per una nuova classe dirigente) .
In questi mesi il Metodo è stato valutato e soppesato, ha ricevuto molti consensi e qualche considerazione critica; è migliorabile, basta parlarne con animo sereno. Per noi, lo diciamo con forza, sarà condizione assoluta (sine qua non) di minima garanzia che si possa finalmente collaborare uniti per il bene comune.
Ottimo e precisa la ricostruzione del passato, purtroppo il potere fa credere di essere onnipotenti come l’avere l’auto con l’autista sempre sotto il culo ed avere un brulicare di “formichine” al tuo servizio che si genuflettono senza alcuna dignità al tuo passaggio. E qui entriamo noi per scardinare questo sistema sbagliato e corrotto che non porta niente al Cittadino comune. Forza a noi tutti perché qui bisogna combattere contro vecchi stereotipi difficili da scardinare !
Come sapete non ho pregiudizi, né padroni, vi seguo con sincera curiosità apprezzo il vostro spazio di discussione ma in questa indagine francamente qualcosa non torna. Fare di tutta l’erba un fascio in politica produce pericolose semplificazioni. Pierluigi Piccini — la cui storia ormai arcinota non pare francamente paragonabile a quella degli altri soggetti citati — è costantemente additato come colui che non è. Spigiloso, talora ombroso, impegnativo intellettualmente, operosissimo, ma padrone, santo cielo, direi proprio di no. Di chi? Faccio notare che una classificazione del genere, paradossalmente, più che per lui, risulta offensiva per coloro che nel gruppo di cui è portavoce, partecipano costantemente alle attività, ai dibattiti, alle scelte ed alle azioni di governo cittadino dalle file delle opposizioni.
L’errore dunque è nel senso comune che continua a non considerare, nonostante i risultati faticosamenti raggiunti, definitivamente al tramonto, personalismi egocentrici e leadership transitorie. Vi confesso che in prospettiva, partendo da impostazioni del genere, intravedo il grande rischio di tornare a deluderci con illusioni fondate su questioni di genere, che potrebbero essere pericolosamente strumentalizzate dagli stessi ingranaggi di potere che vorreste monitorare. Attenzione a non trascurare che, in una situazione così complessa, dietro a nuove apparenze, potrebbero continuare a celarsi gli stessi pericolosi sponsor.
Con la consueta simpatia.
Germana
Come al solito Germana commenta in modo serio e utile. Ecco qualche risposta, speriamo altrettanto utile:
— l’articolo sulla “normale” metamorfosi dei sindaci non fa di tutta l’erba un fascio, ma, al contrario, rileva le evidenti differenze tra i personaggi e cerca di reperire la nota comune: la legge 81 dà poteri eccessivi e tende a corrompere chi è chiamato ad usarli
— la democrazia, come si vede dalla Costituzione, si basa sulla limitazione del/dei potere/i; la legge 81 ha fatto uno scivolone verso l’hibris del greco antico nel senso di “eccedere” nella concessione di poteri “tracotanti” e sostanzialmente senza efficaci controlli (lo sa bene chi sta facendo opposizione oggi, Piccini per primo)
— Idee in comune ha formulato una proposta di metodo di governo che prevede limitazioni al potere del sindaco, ma su questo Germana non si pronuncia
— il Piccini/sindaco ha poco o niente a che vedere col Piccini/nonsindaco; del primo diamo un giudizio storico che riteniamo appropriato, del secondo tessiamo tranquillamente le lodi; tra il primo e il secondo sono trascorsi oltre vent’anni e lo stesso Piccini ammette di “essere cambiato”;
— se non stagnasse nella memoria collettiva senese il ricordo del Piccini-sindaco (e del suo esilio), egli, candidato nel 2018 e con le sue doti, non avrebbe preso (solo!) il 20 % dei voti, ma almeno il doppio se non di più (ricordiamo le primarie in cui sconfisse Barzanti)
— dal momento che consideriamo Piccini una importante risorsa attuale (e ancor più consideriamo tale Per Siena) abbiamo uno specifico e scontato interesse a che i senesi prendano atto che Piccini/nonsindaco non c’é più e non fa più “paura” a nessuno
— sostenere che abbiamo offeso Piccini e Per Siena ci risulta incomprensibile: chi si occupa di politica “senza pregiudizi” non può riattaccare alle opinioni il cartellino rosso della lesa maestà
— la legge 81 favorisce e crea oggettivamente “personalismi egocentrici e leadership transitorie”; negarlo non ha senso. Se cerchiamo di limitare i poteri è proprio per contrastare questo effetto nefasto della legge
— il commento insiste a vedere la nostra proposta di un “nuovo modo di governare” come “questione di genere”. Al contrario le relazioni maschile-femminile non interessano in questa sede ed esulano del tutto dalla nostra proposta. La cosa ci sembra molto semplice: cinque sindaci che si sono succeduti in trent’anni hanno ceduto tutti alle lusinghe del potere eccessivo e sono, vivaddio, maschi. Noi cerchiamo una donna che sappia fare il sindaco e che ceda volontariamente parte del potere che la legge inopinatamente le riserva. Speriamo che non siano proprio le donne a mantenersi restie di fronte alla necessità di cancellare il tradizionale potere maschilista del capo.
La Redazione
Gentile (redazione?😉)
se l’intendimento del Vostro contributo era volto a stimolare un dibattito sulla disciplina degli enti territoriali, l’avrei assecondato ben volentieri, senza il bisogno di ricorrere a sbrigativi giudizi su persone ed azioni diverse.
Non soffro del complesso infantile di lesa maestà perché non ho mai avuto problemi di autostima. Non mi interessano neppure i conflitti come prove di potere maschilista. Ne sto alla larga ma non è questo il punto.
Per me le parole hanno ancora un significato importante. Il podestà rievoca il capo dell’amministrazione comunale durante il periodo fascista. Associando il termine ad espressioni come “disumanizzazione” o “delirio di onnipotenza” provo un certo disagio nel proseguire il ragionamento, non riconoscendomi nell’approccio generico e nella semplificazione del giudizio politico sulle singole persone.
Sono certa che, con altre premesse, potremmo avere uno scambio certamente più proficuo.
Grazie per la replica. No, non c’era alcuna intenzione di aprire un dibattito accademico sulla disciplina degli enti territoriali; si voleva invece mettere in rilievo più chiaramente possibile che la legge 81 deve essere limitata per dare più potere alla partecipazione dei cittadini tenuta accuratamente ai margini da decenni. Tutto qui. Perché non avere anche su questo uno scambio proficuo?
La Redazione
PS: un Blog plurale di un’associazione (articolata) di cultura politica, al contrario del Blog di una persona fisica (come sono tutti) deve avere necessariamente una Redazione che, ovviamente, risponde agli organi di tale associazione.
Non mi sottraggo mai agli scambi e per abitudine li accompagno sempre col mio nome. Sulla partecipazione, anzi meglio, sulla crisi che vive da anni, si potrebbe parlare per ore. Parte da lontano ma bisogna cominciare a distinguere tra chi ormai volontariamente non ha più interesse a partecipare — i piú purtroppo — e chi ci prova ancora non trovando alcuno spazio (e non solo per colpa dei sindaci) La riflessione andrebbe fatta innanzitutto su questo.
Ottima cosa firmarsi sempre, magari anche col cognome. Dopodiché, tuttavia, vorremmo sapere cosa vuol significare questa cosa che lei si firma.…… sempre.…. Vuol dire forse che altri non lo fanno? Si riferisce forse alla “Redazione” del Blog, redazione su cui ironizza? Desidera saperne di più?
E’ facilissimo. Andando alla categoria “chi siamo” si vede pubblicato lo statuto e il codice etico dell’associazione di cultura politica FORMALMENTE costituita che si chiama Idee in comune Siena — Comunità monitorante. Nella stessa categoria, postato il 20 giugno 2020, è pubblicato il nome del coordinatore pro tempore rappresentante legale (Luciano Peccianti), sono indicati i nomi dei vicecoordinatori (Licia Leoni e Francesco Fasano) e anche gli altri componenti del direttivo. Vi si legge anche che Luca Furiozzi ha lasciato il direttivo il giorno 11 dicembre 2020.
Di più, francamente, non sapremmo cosa fare.
No mi è chiaro come sia possibile arrivare ad un metodo che eviti il sindaco padre-padrone dopo 5 esempi che evidenziano come persone diverse si ritrovino alla fine sempre sulla stessa mattonella. Potrà essere mai il genere a indirizzarci in maniera diversa? Non direi. I problemi sono sempre gli stessi perché il sistema elettorale è il medesimo.
Non sarei nemmeno sicuro che il civismo possa rappresentare una soluzione con queste regole, perché si è dimostrato in grado di portare un candidato all’elezione ma del tutto inadeguato nel gestire la città, tanto da “costringere” il sindaco di turno a riconsegnarsi a partiti che rappresentano l’anello di congiunzione tra un luogo che non è isolato dal contesto e che dipende inevitabilmente dalla regione, dallo stato e dall’unione di stati che lo ospitano.
I problemi dei sindaci recenti sono il riverbero dei problemi dei partiti, specchio della crisi sociale e morale di una nazione allo sbando. Chiudersi in un civismo lillipuziano pensando di risolvere in questo modo i problemi di Siena è illusorio e fuorviante. Capisco però che altre strade al momento non esistano e che trovare persone appassionate che investano tempo e risorse nella politica sia almeno una base sulla quale lavorare.
Grazie del contributo. Per un minimo di approfondimento le chiederemmo di prestare attenzione alla nostra proposta di METODO DI GOVERNO partecipato pubblicata il 24 marzo su questo Blog e di farci conoscere il suo giudizio . Se si prescinde da questa non si può comprendere nemmeno la ragione del nostro impegno. Grazie.
La Redazione
Anche se riteniamo di averlo detto bene nel post, non abbiamo fatto per niente “di tutta l’erba un fascio” di tutti i sindaci post 1993 e intendiamo ancora ribadire che la legge 81 dà ai sindaci poteri eccessivi che non sono sufficientemente mitigati dal Consiglio comunale e spinge e sollecita le persone a “perdere il capo” ed a farsi non primi inter pares, come dovrebbero per spirito di servizio, ma padroni assoluti del campo. Ciò detto questi cinque sindaci, ca va sans dire, anche se sono accumunati dal genere maschile, non sono stati per niente uguali né simili, né in alcun modo assimilabili e ne potremmo stilare una graduatoria di merito/demerito molto dettagliata (che qui comunque non interessa).
Riassumendo: Piccini-attuale, di certo maturato dalle esperienze pregresse anche dolorose, emerge dal gruppo come un gigante del pensiero e come competenza e capacità di amministratore (ed ha meriti anche come sindaco per alcune cose fatte), Piccini-sindaco, invece, si lasciò prendere dal potere e pensò di poterlo gestire a proprio piacimento, tra l’altro considerando poco o niente l’opinione pubblica sul suo conto. Il suo partito lo tollerò e, alla fine, dopo avergli promesso la nuova prestigiosa e potentissima (allora) collocazione, lo levò di torno proprio quando avrebbe dovuto ricevere l’incarico di Presidente della Fondazione MPS.
Sono tutte cose note e arcinote e imbarazza perfino doverci tornare sopra.
La Redazione
PICCINI (!?): errare humanum est, perseverare autem diabolicum!