I fatti: le Papesse riaprono dopo tanti anni con una mostra di Dalì senza opere originali di Dalì. La capogruppo della Lega dichiara che Dalì va bene a Siena perché è una città un po’ “surrealista”.
Questo il commento del nostro “erudito di fiducia”:
Il rapporto del palazzo delle Papesse con Galileo squarcia le tenebre. In effetti il pisano visse e lavorò proprio lì dopo le condanne per eresia, ma ospite del vescovo Piccolomini.
Resta da capire cosa c’entri Galilei con Dalì se non in senso escludente: il surrealismo e, poi, quello liquido di Dalì, sono quanto di più distante ci sia dalla razionalità/ragionevolezza di Galilei. Questo concetto può allora giustificare qualsiasi scelta.
Tornando a Dalì, a dar retta a quello che si legge, il maestro è stato incontrato su internet dall’incaricata (?) del Comune (vicenda più romantica che surrealista).È ciò dà la dimensione dell’idea programmatica che ispira le scelte dell’amministrazione.
Ma sui siti d’incontri a volte se ne fanno di brutti e questo pare il caso in questione perché, sempre a quello che si legge, l’azienda del sig. Levi produrrebbe copie in numero imprecisato di forme desunte, si badi bene non create direttamente dall’artista, ma desunte appunto da suoi precedenti disegni, avendo ottenuto un’autorizzazione, evidentemente a pagamento, dal maestro nei suoi ultimi mesi di vita allorché, come tutti sanno, era a corto di soldi e di memoria.
L’azienda che organizza la mostra avrà quindi per un anno una sede prestigiosa a un costo basso o nullo fornendo in cambio una esposizione, non indegna per carità, ma di sicuro non originale e con nessun collegamento con la città. Una cosa che avrebbe qualche senso per un periodo breve, ma che non ne ha alcuno per un periodo che assomiglia tanto all’apertura di una collocazione permanente. Nulla a che vedere con l’esperienza delle vecchie Papesse che, pure con qualche limite e non pochi eccessi, fece parlare l’Italia.
E’ comunque raggiunta la felice quadratura del cerchio: si sale sulla ruota panoramica e si vede il palazzo delle Papesse; si scende alla Lizza e si sale sul trenino; si scende alla fermata delle Papesse.
Il percorso è questo qua. Da qui a là. Anzi. Dalì a qua.
Con tutto il rispetto per il grande Dali’, mi sembra un po’assurda la mostra con opere non originali dell’autore. Facendo riferimento al Benjamin, in questa mostra mancherebbe l“aura”, che è il diretto ed emozionante confronto in diretta, con l’opera d’arte autentica. Quindi, quale è il senso di tale mostra?
Non sono completamente d’accordo. Un elemento di novità ci sarebbe, a prescindere dal contenuto originale o meno. E’ una iniziativa totalmente autonoma e sganciata dalle lobby che da anni si contendono la gestione museale a Siena. Hanno avuto un bel coraggio !