Il “nuovo” Governo senese volge alla chiusura del secondo anno dal suo insediamento con un imbarazzante bilancio che non vale nemmeno la pena di dettagliare: si presentò rinnegando le promesse elettorali di trasparenza e con l’improvvida decisione di non aderire alla Carta di Avviso pubblico nata per contrastare i rischi di corruzione e ha proseguito di nefandezza in nefandezza fino a collezionare innumerevoli conflitti di interesse per arrivare alle ultime certificazioni della sua decadenza, facilmente riassumibile dai risultati delle graduatorie della qualità della vita da ultimo pubblicate. Il tutto in assenza di qualsivoglia idea sullo sviluppo economico, sociale e civile della città.
La fase di decadenza iniziata molti anni fa sembra irreversibile. Non solo non si notano cenni di rinascita, ma la situazione si fa sempre più grave.
Molti si prodigano nell’individuazione delle possibili cause. Noi proviamo a richiamare l’attenzione su un aspetto trascurato o trattato con sufficienza che non è peculiarmente senese, ma che a Siena assume connotati di particolare rilevanza: tutti gli attori politici — di maggioranza o di opposizione — che nei decenni hanno determinato la disfatta senese — inutile fare elenchi di nomi — sono maschi; e le poche donne che pure si sono occupate finora della res publica da posizioni di responsabilità — anche qui inutile fare elenchi di nomi — o si sono comportate secondo canoni maschili o hanno accettato di collocarsi in posizione subordinata e di servizio, una sorta di rassegnate “ancelle di regime”.
Ovviamente non stiamo parlando di sesso in senso stretto, ma di modo di concepire il potere, di gestire il comando, di visione del mondo, di atteggiamento culturale, di impegno democratico piuttosto che di imposizione e sopraffazione: per questo non basta affatto essere fisicamente “donne” e, per fortuna, ci sono tanti uomini che rifuggono dallo schema politico dominante.
Insomma è forse giunto il momento di mettersi alla ricerca di una nuova classe dirigente al femminile a costo di scovarla casa per casa e impegnarsi a produrre iniziative di formazione e a farla emergere nell’opinione pubblica.
Idee in Comune, Comunità monitorante, che ebbe a organizzare, con gli Open space technology, i primi incontri di cittadini liberi, potrebbe porsi in prima fila per favorire questa ricerca e per contribuire alla formazione di una nuova classe dirigente indispensabile per creare le condizioni di effettiva rinascita della comunità.
Il problema non è di “genere” ma è di persone. Non ci sono, o non ci vogliono essere o non ci possono essere, persone all’altezza della situazione. Evidentemente fa comodo così.
Peccato per la città.…..ma anche per il Paese (inteso come Nazione).
https://larep.it/393Gewq
Anche Obama ritiene che la sensibilità femminile debba iniziare ad occupare progressivamente posizioni decisionali per migliorare la governance globale.
Interessante considerazione, dunque, anche per Siena…
E’ una citta’ purtroppo con grosse difficolta’ a riconoscere l’immagine femminile e in piu’ molto separatista.
Le ragioni sono diverse e molte legate all’organizzazione del tessuto sociale cittadino, con ruoli e schemi ben definiti, che difficilmente possono essere messi in crisi. Legati molto alle tradizioni.
Mi ritrovo molto in questo post.
Spero si possa trovare una via d’uscita, ma e’ molto difficile in un contesto come quello senese molto chiuso e poco incline al cambiamento.
Proviamoci pero’.
Proviamo a riappropriarci delle istituzioni soprattutto quelle culturali e piu’ importanti come il sm della scala e la fondazione.
Da li potrebbero ripartire progetti e idee meritevoli di attenzione e finanziamenti.
Un caro saluto.