Per ora, di politica culturale, si continua a parlare in varie occasioni. In aprile Gianni Resti, a lungo assessore provinciale “alle culture”, uscito ad aprile dal gruppo di Idee in Comune che aveva seguito fino dal lancio dell’ipotesi di far nascere un “civismo integrale non servile” scrisse una lettera aperta al sindaco De Mossi. A sua volta Antonio Vigilante (gli Stati Generali) scrive oggi di cultura a margine della vicenda Cacio e Pere. Subito dopo dal blog di Pier Luigi Piccini interviene sul tema Germana Marchese.
Idee in Comune, coerente col proprio compito di promuovere dibattito, ne rilancia alcuni spunti.
Resti, premettendo di avere contribuito alla sua elezione, richiama il Sindaco al “dovere di lavorare senza posa per una nuova affermazione culturale della città” e, ritenendo che non manchino “i contenuti e gli ambiti per i quali progettare e realizzare” propone innanzitutto che anche Siena, come “ogni città di riconosciuto valore storico, artistico e culturale”, provveda ad elaborare “alcuni mesi prima il programma/proposta che intende promuovere nei dodici mesi successivi onde evitare improvvisazione, occasionalità e permettere ad un vasto pubblico di prendere nota in largo anticipo delle iniziative”.
In secondo luogo evidenzia che, a suo avviso, “non possono bastare alcune lodevoli iniziative di nicchia — del Santa Maria della Scala, ndr - se queste non vengono inserite all’interno di una proposta annuale culturale ed espositiva a caratura nazionale/internazionale” e ritiene che sia compito del Comune “costringere” (sic) i senesi ad interessarsi in misura maggiore e ad avvertire come eccellenza unica la dimensione culturale del Santa Maria della Scala”. Per questo propone la costituzione di un “organismo di coordinamento proattivo riguardante le strutture culturali e museali senesi” e invita il sindaco a “dialogare in modo concreto con le realtà esistenti al di là delle mura cittadine”.
Infine pensa che l’assessorato alla cultura, “proprio in virtù del valore di Siena come bene culturale di valore assoluto” debba essere un “assessorato cerniera” incaricato di esprimere “il proprio parere indispensabile anche nei confronti di scelte operative riguardanti, per esempio, il paesaggio, l’ambiente, l’urbanistica, il decoro pubblico e privato”. Un superassessorato, sembra di capire, dal quale far dipendere in qualche misura tutte le strutture e i settori comunali e formalmente incaricato di “attingere continuamente dalla forza e dalla materia del passato” per consentire a Siena di “anticipare il proprio futuro”.
Resti ha dispensato consigli e questa idea del superassessorato “tuttofare” e in posizione dominante deve essere piaciuta particolarmente al Sindaco che, infatti, per non sapere né leggere né scrivere — si sarebbe detto una volta — si tiene ben stretta la delega alla cultura.
Di tenore opposto la valutazione di Antonio Vigilante (gli Stati Generali, 4 giugno, titolo: LA SIENA SPENTA E UN PO’ CAFONA DEL SINDACO DE MOSSI):
“Il sindaco di una città come Siena — scrive — ha un compito delicato: da un lato deve saper difendere e valorizzare la sua straordinaria tradizione culturale, dall’altro deve evitare il rischio della città-museo, ammirevole per la sua perfezione architettonica ma priva di vita. De Mossi non ha dimostrato fino ad ora di riuscire a fare né la prima né la seconda cosa. Non è un caso che non abbia mai nominato un assessore alla cultura.”
E rincara: “..l’idea di cultura della sua giunta è espressa bene dal trenino disneyano che durante il periodo natalizio ha condotto i turisti in giro per la città. Il termine-chiave è location. La città diventa la cornice, lo sfondo per eventi dal gusto discutibile, buon ultimo il raduno delle Ferrari in piazza del campo della prossima domenica 9 giugno. Lo stesso museo Santa Maria della Scala, che era stato rilanciato dal direttore Daniele Pitteri (prontamente liquidato), rischia di diventare un contenitore – una location, appunto – di eventi enogastronomici, mentre la meravigliosa Sala del Mappamondo del Palazzo pubblico potrà essere adoperata per i matrimoni, per promuovere il turismo matrimoniale. Una città che si svende al miglior offerente, pronta a qualunque cafonaggine pur di incassare, e intanto costringe al silenzio chi, nel rispetto delle rigorose norme comunali, cerca di fare musica di qualità. Siena merita di meglio.”
Germana Marchese, infine, sotto il titolo “LA SIENA RAMPANTE E ANACRONISTICA”, si domanda dal blog di Piccini : “il Cavallino Rampante … porterà davvero fortuna anche alla nostra città?” La risposta non offre incertezze: ” in attesa di scoprirlo e del tanto atteso “big spender”, con sfiduciata rassegnazione, proviamo a cogliere la percezione esistenziale degli ultimi tempi. Colpisce il contrasto tra immagine e mondo reale. Da una parte un modello di intrattenimento di massa piuttosto vecchio, narcisistico, ossessionato dall’immagine che, attraverso il piacere effimero, alimenta la frustrazione del desiderio, dall’altra una sfera pubblica sempre più disintegrata, con luoghi di socializzazione sempre più deserti e manifestazioni culturali via via più scadenti ed autoreferenziali.” “Gli anni dello yuppismo e del rampantismo, attraverso l’elogio di apparenza ed esteriorità, hanno costruito l’equazione pericolosa successo-denaro, generando uno squilibrio sociale devastante … le famiglie sono affaticate, segnate dallo stress dell’incertezza lavorativa, dalla preoccupazione per il futuro dei figli. Abbiamo seri problemi di equilibrio climatico e di povertà diffusa. Un horror vacui che nei giovani si trasforma in rabbia e fuga”.
Resta difficile non pensare immediatamente alla manifesta (e scientemente perseguita?) CONTINUITA’ tra le attuali politiche “culturali” e quelle perseguite negli anni ottanta, continuità comunque comprovata anche dall’ingombrante presenza delle medesime persone fisiche che hanno traversato impavide tutto l’arco di questi decenni e tutte le ere: da mazzonidellastellavittorio fino al disastro del groviglio armonioso, disinvoltamente superato con un doppio salto all’indietro. L’anacronismo, in questo contesto, appare saldo ed immanente.